Il Comitato per la riattivazione della ferrovia Sicignano – Lagonegro, visto l’interesse mediatico che si sta sollevando intorno alla questione generale della mobilità, si esprime per dire la sua e rispondere anche ad alcune accuse o domande che sono arrivate a mezzo stampa, con delle dovute precisazioni.
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Fermo restando che la priorità e la finalità per cui nasce il gruppo di persone che quotidianamente lavorano, senza alcuno scopo politico o finanziario oscuro (anche questo è stato detto, ahinoi…), è il ripristino della tratta ferrata Sicignano – Lagonegro, urge puntualizzare alcuni aspetti. Punto primo: sin dal lontano 2012, anno di costituzione del Comitato, non abbiamo mai promesso la ferrovia.
La nostra opera è di sensibilizzazione, di recupero della cultura ferroviaria e della memoria, non di certo di promesse irrealizzabili. Essere definiti sognatori, che peraltro non ci sembra un insulto anche se i toni di chi ci apostrofa in tal modo non sono lusinghieri, è il destino di tutti coloro che hanno l’ambizione di far pensare, con chiarezza, a quello che ci accade intorno. Anche gli amici dell’Irpinia erano “sognatori” o “bimbi scemi”, eppure adesso si godono la riapertura della ferrovia Avellino-Rocchetta per fini turistici. Se dunque ciò che cerchiamo di fare è un sogno, chi non riesce a comprendere la volontà di sensibilizzazione del nostro lavoro dovrebbe quanto meno destarsi dal torpore. Se avessimo avuto appoggi politici occulti o avessimo fatto da cassa di risonanza a questo o a quel politico, a quest’ora saremmo tutti sistemati oppure ci avrebbero ridato la ferrovia che chiediamo. Siamo perfettamente consapevoli dei costi da sostenere per la riattivazione, ma diciamo anche – non per forza pretendendo di essere i detentori della verità, cosa che invece fanno in parecchi – quanto sia importante per una valorizzazione del territorio in prospettiva nazionale dare impulso al turismo, non con spot o locandine fittizie ma con atti concreti. Purtroppo il nostro continuo invito a ripensare le dinamiche trasportistiche nell’interesse dello sviluppo territoriale è stato letto come snobistico o utopico, e il dato di fatto è la morte lenta di un’intera area della provincia salernitana di cui si lamentano i più. La nostra proposta operativa, discussa anche in conferenza dei Sindaci, si occupava di trasporti a trecentosessanta gradi e non solo di ferrovia. Ma se chiediamo a gran voce il ripristino dei primi 25 km della tratta Sicignano-Polla siamo sognatori, se ci permettiamo di dare consigli sul trasporto pubblico locale siamo attaccabrighe che fanno sterili polemiche. Il discorso costi/ricavi, cavallo di battaglia di chi non vuole riaprire la ferrovia (per occulti motivi?), non si pone mai quando si parla di svincoli autostradali milionari. Meglio un treno che lavora a spola, in coincidenza, tra Salerno/Sicignano-Polla (almeno 8 corse A/R, tutti i giorni dell'anno) o altre colate di cemento in autostrada? Le dichiarazioni del Ministro Delrio al G7 sui trasporti, che parlano di infrastrutture a scopi sociali, sono indicative: in Sardegna le tecnologie ormai fanno superare anche l’elettrificazione delle linee, e al di là della risposta di massa o meno dell’utenza il servizio diventa emblema della presenza statale. Anche Delrio sogna, oppure è mosso da scopi occulti? Le incongruenze, se proprio si debbono trovare, in una battaglia che ha il proposito di unire e non di dividere, dovrebbero essere sciolte dalla seguente domande: perché altrove si riaprono le linee e si punta sul treno per il turismo, e qui sono più coloro che criticano il Comitato per portare avanti questa battaglia rispetto a chi, invece, comprende cosa cerchiamo di dire? Trent’anni senza ferrovia hanno disabituato la popolazione al treno, molti bambini non hanno mai visto un convoglio o una locomotiva. Invitiamo a rileggere con attenzione tutto ciò che abbiamo pubblicato sul nostro blog, e senza pregiudizi la linea adottata si può comprendere in maniera limpida e priva di dietrologie. La mobilità interna assente o non consona insiste sulle tasche dei cittadini e su tante varianti. Concludiamo dicendo che siamo sempre stati aperti al confronto, abbiamo sempre ribadito con forza le nostre proposte perché le riteniamo credibili, ma non per questo ci sentiamo in dovere di salire in cattedra. Non ci sono battaglie personali da perseguire, ma un lavoro di sensibilizzazione. Certe accuse o certe critiche non ci toccano, ma onestamente dispiacciono perché se dopo trent’anni ancora a nessuno è venuto in mente di porsi qualche domanda e se la poniamo noi riceviamo etichette non proprio gentili, il cerchio non si chiude. Restiamo comunque disponibili a recepire tutte le proposte fattive e non strumentali, al di là degli steccati e dei dissapori personali, per il bene del Vallo di Diano e per la mobilità. Mai promesso la ferrovia, ma neanche è impossibile riaverla.