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Ci
sono 6400 km di ferrovie dimenticate,
segate dalla rete come il bivio Sicignano. La particolarità della ‘nostra’
linea sta nel fatto che non è dismessa ma sospesa dal 1987 ed effettuata con
autoservizi sostitutivi. Forse si sono semplicemente dimenticati di
riattivarla?
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Prima
di parlare del lavoro intrapreso dal Comitato, vorrei tranquillizzare gli scettici e rivolgermi a coloro che
anche fisiologicamente sentono questa battaglia come qualcosa di illusorio e
utopico. Viviamo un’epoca in cui non siamo più consapevoli dei nostri diritti e
ci hanno inculcato la mentalità secondo
cui bisogna tagliare, risparmiare ed economizzare anche sui bisogni primari
e anche sul diritto alla mobilità, così come su quello alla salute,
all’istruzione e via dicendo. Il Comitato pro ferrovia è convinto che non sia
così. E’ convinto che non è vero che riattivare la Sicignano-Lagonegro costa
tanto, ma soprattutto sostiene che se pure i costi dovessero essere esorbitanti
come qualcuno cerca di far credere per mantenere le acque calme, sarebbero
comunque nulli rispetto agli sprechi e agli scandali a cui ci tocca assistere
quotidianamente. Auto blu, festini, sperpero di danaro pubblico e stipendi
milionari non sono accettabili, mentre è sacrosanto attivare una ferrovia in un
luogo che ne è sprovvisto anche per dare un servizio di collegamento ai
cittadini. La logica economica ci ha
fatto dimenticare di noi stessi e dei nostri diritti, ci ha portato ad una
cupa rassegnazione, ci ha indotto a pensare che non ci spetta poter uscire di
casa e prendere il treno. Ci ha abituato a passare accanto alla stazione di
Padula ed immaginarla abitata da spettri, animali selvatici ed erbacce. Invece
se noi siamo una società civile, se siamo una democrazia, se siamo un paese
all’avanguardia come dicono non possiamo più tollerare di avere un patrimonio
immobiliare allo sbando e un’infrastruttura vitale per lo sviluppo turistico
–economico -pendolare del territorio così malmessa e dimenticata.
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L’interesse
civico-ecologico UNIVERSALE del mezzo su ferro è per forza
superiore di quello sul trasporto su gomma, inferiore per tempi,
condizionamenti e maggiormente inquinante).
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Gli
studi di fattibilità devono essere efficienti ed effettivi: la ferrovia c’è già
e non serve studiare varianti improbabili, spese gonfiate e interventi non
funzionali.
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Bisogna
negare la logica del profitto, che
ci porta a rassegnarci inconsciamente a rinunciare ai nostri diritti. E’ una
cosa in controtendenza con la mentalità del periodo. Non ci ricordiamo più che
lo Stato ci deve dei servizi e ci arrendiamo ad una disillusione fisiologica e
ad un asservimento al problema del prezzo. A parte che è un ripristino è fattibile (si veda l’esempio della Foggia-Potenza, 200 milioni di euro per
110 km con variante di tracciato ed elettrificazione di linea a binario unico),
ma il servizio va garantito a prescindere perché esiste un diritto alla
mobilità, anche se ci fosse un solo passeggero per fermata. Siamo inoltre
collegabili direttamente con l’AV di Salerno, con Freccia Rossa e Italo. A 70
km dal Vallo di Diano è assurdo dover prendere gli autobus. Inoltre il progetto
metropolitana con terminale bus allo stadio Arechi costringerebbe i pendolari
valdianesi, in un prossimo futuro, a due interscambi e uno ‘sbattimento’
improponibile.
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Siamo
contrari ad un uso esclusivo della linea per treno turistico. Favorevoli invece
all’integrazione pendolarismo/turismo.
L’uno non esclude l’altro, e anzi i due vettori possono contribuire all’aumento
dell’offerta del trasporto pubblico e alla promozione turistica del territorio.
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Un
ringraziamento va fatto anche ai sindaci,
per aver creduto nel Comitato dando un supporto completo con le delibere e i documenti d’intesa e
mettendo fine all’immobilismo divisionista degli scorsi anni in favore di una
testimonianza di volontà condivisa, unitaria e universale.
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Riattivare
una linea che già c’è, di collegamento diretto con il proprio capoluogo nelle
altre nazioni europee che investono sul trasporto su ferro non sarebbe un
problema. Qui invece ci stanno privando dei servizi e dal 1987 non passa più un
solo treno su questi binari, diretti verso la ruggine e attraversati solo da
topi. Non stiamo promettendo ad una
cittadinanza stanca di stupidaggini che gli ridaremo la ferrovia, ma stiamo
mettendo in campo una serie di azioni mai messe in campo prima per ottenere
un’inversione di tendenza. Non crediamo che sarà un percorso facile e non
pensiamo di trovare le porte aperte, anzi sappiamo che dovremo sfondare muri
per giungere a qualcosa. Detto questo, ecco spiegato perché abbiamo coinvolto
tutti i sindaci, le associazioni locali e i cittadini in questi primi mesi di
vita del Comitato per creare una forte
base locale da presentare ai piani alti. E’ solo arrivando uniti e non
strumentalizzati da chi conta che possiamo sperare di essere seriamente
ascoltati. E’ solo palesando la volontà di un’intera comunità nel riavere la
ferrovia che possiamo far sì che la riattivazione non sia un’utopia o
un’illusione ma qualcosa di concreto.
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Il
Comitato gioca tutto sulla concretezza
evitando chiacchiere e progetti. In pochi mesi abbiamo fatto istanza al comune
di Polla per chiarire la situazione del passaggio a livello asfaltato, abbiamo
creato una base istituzionale forte con tutti i Comuni del
valdianese-lagonegrese, coinvolto gli enti locali, le associazioni e anche i
singoli privati e dato slancio al modello
Polla per le stazioni degradate, proponendo il comodato d’uso gratuito ai Comuni
e alle associazioni (molti hanno già inviato la richiesta di sopralluogo).
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La
nostra chiave di volta si chiama Mauro
Moretti. E’ l’amministratore delegato di Trenitalia e colui che ha in mano
le sorti del trasporto su ferro. Presentandogli la volontà istituzionale delle amministrazioni e della popolazione,
viene meno la motivazione addotta nella missiva all’Ing. Muscolino del 2010 in
cui l’AD parlava di disinteresse totale dei politici della zona. Le delibere
testimoniano il contrario. E questo è un punto. In secundis il tasto turistico, che non necessita di
essere spiegato (Certosa, Grotte, Battistero, Parco Lagonegrese-Pollino, Valle
del Tanagro, ecc) insieme al tasto
pendolare (movimenti interni, lavoratori verso Salerno, istituti superiori
del Vallo e università di Salerno) affermano una necessità logistica: non ci
sarebbe di certo una linea d’elite. Ultimo e decisivo punto è la promozione europea, e a tal proposito
abbiamo preso contatti con il Parlamento Europeo, delle ferrovie. La ricerca di fondi continentali con accordi
regionali potrebbe alimentare le speranze di ripristino.
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Le
persone comuni, nostalgiche, sono la nostra forza. Quelle che ci fanno capire
che la nostra sfida è giusta, perché ci contattano per mandarci una foto, un
orario vecchio, per raccontarci qualche cosa della loro vita legata alla
ferrovia, per esprimere sostegno o anche solo per condividere con noi la
disillusione di fare parte di un territorio ferroviariamente dimenticato.
Questo ci fa capire che stiamo combattendo per un traguardo giusto, che tante
persone ci tengono e non è affatto vero che non gliene frega niente a nessuno.
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Va
fatto un ringraziamento al cantante
Rocco De Paola, agli indispensabili operai del Comune di Padula e della
Comunità Montana Vallo di Diano, compreso il presidente Raffaele Accetta, a
tutti i sindaci intervenuti all’iniziativa e in particolare a Paolo Imparato di
Padula e all’assessore Polito per essersi occupati in prima persona
dell’iniziativa, alle Formiche Operaie e alla Protezione Civile. Grazie anche a
tutti gli altri patrocini: Regione Campania, Provincia di Salerno, Associazione
La Ferrovia, LIPU, FAI, Codacons con
il dott. Rocco Panetta che da anni si batte per la linea e oggi ci sostiene in
prima persona avendoci lasciato il testimone di una battaglia che con la
goccia, e cito il prof. De Luca, ha scavato la pietra negli ultimi dieci -
quindici anni. Finito il tempo delle promesse elettorali, è iniziato quello dei
fatti. Sul sito www.sicignanolagonegro.blogspot.com ci sono anche
tutti i siti web, le comunità e le associazioni che ci sostengono.
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Vallo
di Diano e Valtanagro sono tra i luoghi più belli della provincia Sud di
Salerno. E un treno ecologico e sicuro che li attraversi potrebbe essere la
ciliegina sulla torta, in uno splendido paesaggio con scorci mozzafiato. Con
l’ottimizzazione della localizzazione delle fermate, la soppressione di quelle
più impervie e la sistemazione di quelle presenti si potrebbe offrire un servizio
degno e soprattutto portare via dall’isolamento questa zona. Chiediamo
collaborazione, serietà e passione perché le difficoltà avute finora non sono
state poche e non saranno poche quelle che incontreremo. Per citare la
politica, ricordiamo che la Sicignano-Lagonegro non è una questione di destra o
di sinistra, ma una questione di civiltà.
3 MARZO 2013 - GIORNATA NAZIONALE DELLE FERROVIE DIMENTICATE - PADULA (SA)