La stazione di Petina tra la rigogliosa vegetazione nel Settembre 2012 |
“LEGGE 29 dicembre 2003, n. 376. Finanziamento di interventi per opere pubbliche. La Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica hanno approvato; IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Promulga la seguente legge: Art. 1.b) per la realizzazione degli interventi finalizzati al ripristino della tratta ferroviaria Sicignano degli Alburni (Salerno)-Lagonegro (Potenza) e' autorizzata la spesa di 5.000.000 di euro per ciascuno degli anni 2003, 2004 e 2005”. Comincia così, per riferirsi ai soli tempi recenti, la carrellata di illusioni e promesse sulla ferrovia Sicignano – Lagonegro, sospesa dal 1987 ed effettuata con autoservizi sostitutivi da ben venticinque anni. Per chi non la conoscesse, è una linea che attraversa il Vallo di Diano, zona a forte vocazione turistica con siti d’interesse quali la certosa di Padula, la casa di Joe Petrosino, le grotte di Pertosa. Ma il treno non passa più. Nonostante i finanziamenti di 15 milioni di euro, non bruscolini, destinati al ripristino della tratta con l’avvio necessari lavori infrastrutturali per far tornare il treno al Vallo di Diano.
Sembra una linea ferroviaria dimenticata dalle istituzioni e i cittadini si stanno disabituando alla cultura della ferrovia, storia di Sud un po’ più tragica di quella di Avellino. Binari fantasma e passaggi a livello arrugginiti: uno spettacolo tutt’altro che civile. In un articolo pubblicato dal portale Valloweb il 17 Ottobre 2004 a firma Salvatore Medici la giunta Villani si impegna “annunciando a breve i risultati dello studio di fattibilità sulla strada ferrata Sicignano-Lagonegro”. Tale questione rimane ad oggi in sospeso.
Il 15 aprile 2007 è la volta dell’intervento del consigliere regionale PRC Gerardo Rosania, che a nome del suo gruppo consiliare interroga l’assessore Ennio Cascetta denunciando la situazione di degrado in cui versa la ferrovia di Sala Consilina, Polla, Padula. Curioso il punto in cui il consigliere parla di “processo di drammatico spopolamento” dei centri in questione. Dallo studio demografico operato dal direttivo del Comitato emerge infatti che nell’arco di tempo compreso tra il 1987 e il 2012 il Vallo di Diano ha perso quasi il 3% degli abitanti, con tutti i comuni principali a bilancio negativo fatta eccezione per Sala Consilina (un irrisorio +0,1% di abitanti in più con 48 unità) e Atena Lucana (con il +4,3%). Capeggiano in negativo quest’altalena di statistiche Casalbuono (-11,8% di popolazione in meno), Casaletto Spartano (-10,8%), Pertosa e Montesano.
Il 30 Luglio 2008 l’onorevole Gianni Mancuso, non di certo un valdianese ma proveniente addirittura da Novara, interroga il parlamento sulla ferrovia: con parole semplici si risottolinea l’utilità della tratta oltre a specificare che “Il servizio di trasporto locale viene garantito da alcune autolinee private finanziate per il 65% dalle casse regionali”. Per avere altri cenni dalle istituzioni bisogna arrivare al 15 aprile 2009, data del tavolo tecnico promosso dall’allora assessore Rocco Giuliano. Anche lì cittadini e appassionati hanno potuto illudersi, visto che nel comunicato si leggevano parole magiche e maledette come ‘ripristino’ e ‘riapertura’: “E’ stata avanzata anche la richiesta di ripristino della linea ferroviaria oggi disattivata Sicignano-Lagonegro. (…) Nel caso della Sicignano-Lagonegro ACAM e Trenitalia si sono impegnate a verificare la praticabilità di una parziale riapertura per il tratto più utile, verificandone i costi e le opportunità reali, per poi riferire nel prossimo incontro sull’esito di questa verifica di fattibilità”. Il prossimo incontro ancora ha da venire?
Il 15 Luglio 2009 l’onorevole Tino Iannuzzi nella seduta 203 pone un’altra interrogazione parlamentare sul caso ricordando i finanziamenti: “negli anni successivi la linea non è stata ripristinata; peraltro nel corso degli anni sono stati realizzati studi tecnici ed economici per il ripristino dell'esercizio ferroviario sulla linea Sicignano-Lagonegro, particolarmente atteso dalle comunità e dalle amministrazioni locali e rilevante per il sistema dei allagamenti nelle intere zone; nella legge 29 dicembre 2003, n. 376, è stata prevista l'erogazione di un contributo triennale (per complessivi 18 milioni di euro) in favore delle Ferrovie dello Stato S.p.A per gli interventi finalizzati al ripristino della tratta ferroviaria Sicignano-Lagonegro”. Il deputato PD ha ritenuto insoddisfacente la risposta dell’on. Bartolomeo Giachino, a nome del governo, il quale replicò dichiarando: “In merito, nel corso del 2005, RFI SpA espresse riserve sull'entità delle risorse economiche, ritenendole insufficienti per la completa realizzazione degli interventi, ribadendo la necessità di valutare più compiutamente l'opportunità del ripristino della linea. A tal fine, per rivalutare la convenienza della riapertura all'esercizio della linea in questione, la Provincia di Salerno si impegnò a produrre entro il 2006 uno specifico Studio di Fattibilità. Allo stato attuale non è ancora stata ufficializzata da parte della Provincia di Salerno la conclusione del sopraccitato Studio”.
Il 25 Ottobre 2011 è la volta dell’onorevole Debora Bergamini, che in una sua interrogazione sui trasporti diretta al ministro oltre a citare l’altra sciagurata collega della linea del Vallo (la Avellino-Rocchetta) accenna alla Sicignano-Lagonegro nel passo che segue: “la politica di dismissione delle linee ferroviarie campane ha origine già dalla fine degli anni ottanta, quando la linea Sicignano degli Alburni-Lagonegro, che avrebbe costituito una valida alternativa all'utilizzo della autostrada Salerno-Reggio Calabria, è stata chiusa al traffico merci e passeggeri, durante i lavori di rinnovamento ed elettrificazione della linea Battipaglia-Potenza che hanno avuto avvio nel 1987, rimanendo chiusa ancor oggi nonostante la riapertura della linea per Potenza”.
L’iniziativa tenutasi presso la Certosa di Padula lo scorso 29 Settembre 2012 ha avuto tutta l’area di essere un amarcord, ma la presenza degli enti locali fa ben sperare. Nel manifesto dell’evento infatti sono molti i referenti provenienti dai comuni toccati dalla linea, e il progetto “C’era una volta il treno” dovrebbe concludersi con una tavola rotonda sul futuro della ferrovia ad aprile. L’augurio è che finalmente ci si sieda a confrontarsi su come recuperare seriamente la tratta e ridare un legittimo e sacrosanto servizio ai cittadini, senza chiacchiere e fronzoli, passando dalle troppe, sterminate parole agli agognati fatti. Da non escludere il ripristino anche fini turistici vista la zona e gli scorci attraversati. Serve una svolta. Questo perché, come sta scritto sul muro della cadente stazione di Petina, l’appello è unanime:“Salvate la ferrovia”.