Il Comitato per la riattivazione della ferrovia Sicignano-Lagonegro, ad ormai un anno esatto dalla sua costituzione, ha intenzione di cambiare la linea di azione adottata. Troppo spesso intorno alla linea del Vallo di Diano e del Lagonegrese c’è stata un’ombra di mistero inaccettabile, un continuo valzer di menzogne e bugie, un cocktail indigesto di promesse inadempiute e proclami vuoti. Oggi a Roma alle ore 9,00 c'è stato il primo di una nuova serie di incontri istituzionali. Il direttivo ha incontrato una persona di cui non riveleremo il nome per questioni di riservatezza e non strumentalizzazione. Quando la questione assumerà una piega concreta, allora ci sarà spazio anche per i ringraziamenti, ma finchè si tratta di colloqui il Comitato non renderà più pubblico nessun nome di qualsiasi personalità politica incontri.
E’ chiaro che ancora una volta la politica sta cercando di prendere in giro i cittadini, ma questa volta in maniera molto più raffinata. Lo studio di fattibilità promesso dall’AD Moretti il 12 aprile 2013, improntato al minimo costo e da consegnare entro un mese, si è rivelato l’ennesimo specchietto per le allodole. Dopo sei mesi siamo ancora qui ad aspettare delle cifre ufficiali che – se da una parte ci si assicura che non possono essere gonfiate come lo studio fasullo del 2007 – dall’altra verranno costruite sulla base di valutazioni parametriche desunte proprio dallo studio che nel 2007 servì a scippare dalle tasche della gente 180.000 euro per rendere irrealizzabile l’opera. Non c’è stato un atteggiamento serio e professionale dalle parti interessate, a cominciare da Mauro Moretti fino ai parlamentari del territorio. Non è stato fatto uno straccio di sopralluogo, non è stata presa in considerazione la proposta che avrebbe portato uno sviluppo infrastrutturale ad un territorio di 90.000 abitanti appena privato anche del Tribunale, a ventisei anni dallo scippo della ferrovia. Si intende dunque proporre una soluzione provvisoria, ma non definitiva, e sicuramente doverosa da parte della politica nei confronti della Comunità, la stessa Comunità che esercita il proprio diritto alla democrazia andando alle elezioni ma non riceve le risposte richieste. Se, come senz’altro accadrà, usciranno delle cifre similari a 250 milioni di Euro, 300 milioni di Euro o altre bufale, è presto trovato l’accordo: si lavori soltanto sui 28 km che dividono Sicignano a Polla per portare il treno alle porte del Vallo di Diano. E’ un percorso da ripristinare che non ha problemi di passaggi a livello (si contano sulle dita di una mano), ha già visto lavori di potenziamento infrastrutturale curati dall’ANAS e costati 722.000 euro per le gallerie, e rende il treno iper competitivo nei confronti del bus e del mezzo privato, consentendo alla stazione di Polla di attingere l’utenza da tutto il Vallo di Diano per raggiungere Salerno, l’università, l’Alta Velocità, l’hinterland del capoluogo e così via. Non si può di certo affermare che portare la ferrovia a Polla costa troppo: non servono lavori se non quelli alla sede ferroviaria e del tracciato, visto il buono stato di ponti e gallerie. In più, la stazione è già aperta al pubblico e funzionante, nonché oggetto di un futuro centro intermodale che consentirebbe un moderno interscambio tra bus e treno. Rendere Polla FS terminale di una tratta Salerno – Sicignano – Polla di 28 km (70 circa contando anche il percorso già attivo tra il capoluogo e Bivio Zuppino) è un atto dovuto, economico e fattibile in breve termine visto il buono stato delle infrastrutture. Sarà poi compito della politica locale, che si troverà con il treno a due passi e una linea pianeggiante e conservata, spingere per un eventuale ulteriore prolungamento fino a Montesano – Buonabitacolo. E in questo contesto, se la Regione Basilicata ha effettivamente intenzione di prendere parte attiva nella battaglia per la riattivazione della linea, potrebbe assumersi gli oneri delle corse Polla-Salerno, mantenendo degli autoservizi sostitutivi Lagonegro-Polla. Un primo concreto miglioramento, alla portata di tutti, che non significa tuttavia un abbassamento di pretese, capace di accontentare ‘capre e cavoli’ e salvare almeno in parte un territorio che è stato eccessivamente violentato dalla politica dei tagli. La linea Sicignano-Lagonegro deve rivivere in tutti e 78 i km.